Si è definita fantasiosa, ma altre qualità quali grinta, determinazione, caparbietà e quelle innegabili tecniche, hanno fatto di Alessandra Lucchino (37 anni il prossimo aprile) una delle portacolori sportive più vincenti di Lamezia Terme, in giro per il mondo a suon di ori e titoli conquistati! Tutta Lamezia si affezionò a questo ta-lento promettente nelle gare di scherma di Coppa del Mondo ospitate al PalaSparti dal 2006. Lì veniva su una schermitrice di alto livello, che ha ribaltato ed esaltato nel globo intero l’immagine positiva di una Lamezia Terme che ce la fa. Almeno nello sport. “Sai quante volte – sottolinea con la luce negli occhi Alessandra e con un sorriso contagioso - ho ascoltato l’inno d’Italia sul podio delle vittorie e mi sono emozionata?! Ed ogni volta intervistata da Sky, Eurosport e Rai ho sempre elogiato Lame-zia Terme e la Calabria. Io che non ho mai cambiato il mio accento, la mia cadenza perché sono orgogliosa delle mie origini”. Questo è Alessandra Lucchino, cuore di Lamezia! Come fai a non appassionarti ad un ‘personaggio’ così! Che ispira simpatia soltanto a guardarla. L’intervista leggetela tutta d’un fiato: un vulcano di spontaneità!Iniziamo dalle cose belle, ma non manche-ranno critica e delusione da parte di Alessandra, a maggio scorso tornata nella sua Lamezia Terme. Indimenticabile l’oro con la squadra di sciabola a L’Avana nel 2003. Poi tanti altri titoli, anche personali, elencati in fondo.
Partiamo dagli inizi Alessandra.
Piccolina ero appassionata di calcio, gio-cavo con gli amichetti e tifosa di Roberto Baggio, per questo coi capelli corti mi crescevo il codino. Praticavo tantissimi sport. Poi un giorno con mio padre, all’inaugurazione della Fiat coupè, giocavo con il figlio di un suo amico saltando da una macchina all’altra. L’amico di mio padre, che era il prof. Ruffo (decano della scherma), rimase stupefatto dalla mia vivacità scambiandomi anche per un maschietto e gli disse di portarmi a scherma, che io non sapevo cosa fosse. Da lì iniziò tutto.
Iniziò la storia bella vuoi dire…
Esatto. Nel 2000 avevo solo 16 anni e – lo racconto per la prima volta – in quel periodo passai alla sciabola per un caso fortuito. A Venezia persi subito una gara di fioretto. Visto però che il rientro era la sera il mio maestro Giuseppe Costanzo mi iscrisse ad una gara di sciabola sperimentale (allora non era consentita alle donne, ma il mio temperamento era da sciabolatrice), con l’attrezzatura prestatami lì seduta stante. Ebbene, arrivai in finale, a cui presenziò il Ct azzurro il polacco Zub, che rimase sbalordito da ‘quella ragazzi-na classe ’84’, cioè io, la più piccola, con colleghe più grandi di 4 anni. Quindi dopo una settimana fui convocata in Nazionale: il primo maestro mi scartò, invece il Ct Zub volle tenermi dicendo che avevo ta-lento. Tornata a casa mi sono allenata col maestro Costanzo e vinsi i campionati italiani giovanili. Dopo tre mesi Zub mi convocò per i Mondiali vincendo quelli Under 20 nel 2000 vicino Chicago. Poi il salto in Nazionale assoluta e nel 2003 vincemmo lo storico oro ai Mondiali de L’Avana.
A quale vittoria sei più affezionata?
Proprio a quello de L’Avana perché ero esordiente in Nazionale assoluta e avrei dovuto essere la riserva. Invece fui protagonista. Stavamo perdendo con l’Azerbaigian fortissima, noi schieravamo le tre titolari (Bianco, Marzocca e Pagano). Il Ct italiano ormai rassegnato gettò nella mischia ‘la ragazzina’, cioè io che realizzai 20 punti contro la campionessa del mondo uscente. Da lì in poi il Ct mi ha schierato sempre titolare e abbiamo vinto la gara, nonostante la sera prima le mie tre compagne avessero litigato, mentre io facevo la diplomatica (e giù a ridere – ndr).
Le Olimpiadi di Pechino e Rio un rimpianto per te?
Purtroppo sì, troppi infortuni. Fui presente invece alle Olimpiadi di Atene 2004, il Ct mi portò come sparring partner. Fu bellissimo vivere l’esperienza olimpica anche senza l’adrenalina della gara. Che emozione la cerimonia di apertura con la sfilata delle squadre.
Quando hai appeso la sciabola al chiodo?
A fine 2018. Ma soprattutto dopo Rio 2016 mollai un po’ chiudendo in azzurro. Fu una batosta: mi giocai la qualificazione alle Olimpiadi con una collega e nonostante avessimo avuto risultati uguali il Ct preferì portare l’altra perché più grande e quindi senza altre occasioni rispetto a me. Però io avevo già qualche acciacco fisico e men-talmente non ce la facevo più.
Per via dei tanti infortuni?
Tantissimi. Gomiti, schiena, adduttori, caviglia. Il primo serio nel 2006: ero numero tre del mondo. Mi dissero che non bastavano 9 mesi. Tutto partì con un’ernia al disco, ed in fase di qualificazione il Ct diceva di tenere duro e così ho aggravato la situazione. In realtà, grazie a mia sorella Annamaria il mio modello di vita e sostenitrice ed a mio fratello Gianmarco, ce l’ho fatta. Dopo 6 mesi terzo posto in Coppa del Mondo, campionati italiani vinti nel 2007. Ancora vicecampionessa italiana per due anni consecutivi, oltre al titolo a squadra e dopo ancora campionessa italiana. Certo risalire la china ‘mondiale’ non era facile.
Chiudiamo con le noti dolenti. A Lamezia è arduo praticare la scherma senza
strutture. Mi colpì un tuo post critico ma veritiero poco tempo fa. Cosa consigli al sindaco Mascaro?
Ci ho parlato ma è da solo. Mi rivolgo anche alla Provincia perché è un peccato come Lamezia Terme, che sforna campioni, non abbia strutture idonee per i nostri figli.
Tu collabori col Circolo Scherma Lametino del maestro Costanzo, dove vi allenate?
All’aperto al Parco Impastato fin quando il tempo l’ha consentito. Non abbiamo
strutture. A giorni (mentre scriviamo siamo all’8 dicembre - ndr) potremmo usufruire di qualche ora alla struttura interna dello stesso Parco,
ma ancora niente. Anche perché il Circolo SL dispone di tanti ragazzini promettenti. Molti genitori portano i figli a fare sport perché è anche un modo per abituarli al rispetto delle regole. Ma se non hai una struttura adeguata loro sono giustamente restii.
Sei rassegnata?
No, piuttosto arrabbiata. Non c’è solo la Lucchino che ha fatto la storia sportiva di Lamezia Terme. Che, fuori, è conosciuta spesso per cose negative. Invece qui, e trovatemi una città simile, abbiamo avuto campioni di judo, karate, boxe, automobilismo, ginnastica ritmica, pattinaggio. Bisognerebbe dare dignità a loro che hanno dato lustro a Lamezia. Lo ammetto a malincuore: sono tornata da 5 mesi e mi pento per quanto di buono ho detto su questa città. L’idraulico deve fare l’idraulico, la Lucchino può insegnare scherma, l’assessore allo sport deve capire di sport non fare le sfilate di moda.
SORPRESA. Chiudiamo col sorriso in tempi natalizi. Abbiamo chiesto al suo maestro Giuseppe Costanzo un aneddoto dei tanti anni sportivi vissuti
assieme. Ebbene ci svela il ‘colpo della Lucchino inedito ed emulato. “In una gara di Coppa del Mondo Alessandra iniziò a dirmi che avrebbe fatto un’azione particolare. Io la implorai di no. Si era sul 14-14 ed era l’assalto decisivo contro una cinese per entrare nelle prime otto. Ma lei non mi ascolta: indietreggia come se rinunciasse all’attacco mentre avanza la cinese, invece si accuccia piegandosi sulle gambe e mentre l’orientale va a vuoto, Alessandra la tocca e fa il punto decisivo. Eravamo a Foggia ed alla fine arrivò terza. Da questa sua stoccata, la chiamiamo ‘accucciata’, tutti rimasero colpiti tanto che molti la emularono anche in futuro”. Chapeau campionessa e buon lavoro per forgiarne tante altre!
PRINCIPALI TITOLI VINTI DA ALESSANDRA LUCCHINO
Medaglia d’oro a squadre ai Campionati del Mondo de L’Avana 2003
Medaglia di bronzo ai Campionati del Mondo di Lipsia 2005
Medaglia di bronzo ai Mondiali Militari di Grosseto 2005
Medaglia di bronzo a squadre ai Campionati Europei di Legnano 2012
Medaglia d’oro a squadre alla Coppa Europa Orleans 2008 e 2009
Medaglia d’oro ai Campionati Italiani Assoluti del 2004, 2005 e 2007
Medaglia bronzo a squadre Europei di Lipsia nel 2010
Medaglia d’argento ai Mondiali di Trapani nel 2013
Medaglia d’argento ai Campionati Italiani Assoluti del 2015
Pubblicate Castillo, Galetti, Sinopoli, Gigliotti, Scardamaglia, Sestito, Forte. continua…